Degenerazione Maculare Senile

La patologia

La Degenerazione Maculare Senile (DMS), o Age-related Macular Degeneration (AMD), rappresenta la maggiore causa di cecità tra le persone oltre i cinquanta anni di età, nel nostro Paese ed in tutto il mondo occidentale. La DMS è una patologia oculare tipica dell’anziano che colpisce la parte più sensibile della retina, la macula, con un andamento progressivo che può portare alla perdita completa ed irreversibile della visione centrale. L’area retinica maculare è infatti responsabile della visione chiara e dettagliata delle immagini, dal centro verso Ia periferia del campo visivo; se risulta seriamente danneggiata, tutto ciò che il paziente riesce a distinguere si riduce ad un’ampia macchia grigio-nera circondata da un alone luminoso.

Le forme cliniche

La Degenerazione Maculare legata all’età si manifesta in due diverse forme: · DMS non essudativa (o secca): è identificabile per la presenza di particolari depositi giallastri (soft drusen) al centro della retina. Genera una lenta atrofia dei tessuti interessati cui si associa una moderata riduzione della vista. Tale forma clinica può progredire nella più grave forma neovascolare. · DMS essudativa o neovascolare (o umida): è la forma più invalidante della patologia, per quanto meno comune, e risulta caratterizzata da un’anomala crescita e proliferazione di nuovi vasi sanguigni (neovascolarizzazione) all’interno e al di sotto della retina. Questi vasi neoformati inducono progressive lesioni all’area retinica maculare provocando un drammatico e spesso irreversibile deterioramento della funzione visiva.

L'allarme DSM

La Degenerazione Maculare Senile affligge su scala mondiale almeno 25-30 milioni di persone. Nei paesi industrializzati il 25% dei soggetti oltre i settanta anni di età è colpito dalla malattia e le stime più accreditate prevedono, in conseguenza del progressivo invecchiamento della popolazione, un numero di casi tre volte superiore all’attuale nei prossimi 25 anni. L’enorme diffusione del fenomeno appare drammaticamente aggravata dagli effetti invalidanti della patologia. La forma neovascolare della malattia rende legalmente non vedente in tempi relativamente brevi, da due mesi a tre anni, la maggioranza delle persone colpite. Un terzo dei soggetti accusa un’inabilità visiva tale da risultare incapace di leggere un testo o riconoscere un viso familiare, con un disagio sociale e psichico spesso amplificato dalla concomitante fuoriuscita dal mondo produttivo per raggiungimento dei limiti di età. In Italia si rilevano oltre 1.500.000 malati di DMS, 250.000 dei quali affetti dalla forma più minacciosa. In assenza di una tempestiva diagnosi e terapia molte di queste persone, soprattutto anziani, raggiungeranno uno stadio terminale della patologia, fase in cui l’unico rimedio residuo consiste nel rivolgersi ad un centro di riabilitazione visiva o di assistenza per non-vedenti.

Il trattamento

La fase iniziale della patologia (DMS non essudativa o secca) può essere contrastata esclusivamente con l’assunzione orale di sostanze in grado di sopperire alle carenze nutrizionali che favoriscono i processi neovascolari a carico dell’occhio. La più grave forma neovascolare o essudativa viene trattata in ambito specialistico attraverso due differenti tecniche terapeutiche: la terapia fotodinamica e la foto-coagulazione laser, La terapia fotodinamica o PDT (PhotoDynamic Therapy) prevede la somministrazione endovenosa, da parte di un oculista esperto, di una sostanza fotosensibile in grado di accumularsi selettivamente nelle cellule dei vasi sanguigni anomali. L’occhio del paziente viene poi illuminato da una sorgente luminosa non termica che attiva la sostanza fotosensibile, con produzione di radicali liberi dell’ossigeno e conseguente distruzione dei vasi sanguigni bersagliati. L’estrema selettività della terapia fotodinamica, eseguita ambulatorialmente nei Centri riportati, permette di colpire esclusivamente la neovascolarizzazione all’origine della patologia lasciando intatti i circostanti tessuti sani responsabili della corretta visione. L’arresto del decorso della malattia, obiettivo primario della PDT, è talvolta associato ad un recupero visivo. La foto-coagulazione laser consiste nel trattamento termico distruttivo dell’area interessata dalla neovascolarizzazione al fine di bloccarne la progressione. Le circostanti porzioni sane di tessuto retinico subiscono purtroppo un’analoga ed irreversibile distruzione che consente l’applicazione di tale pratica esclusivamente ad aree neovascolarizzate periferiche e di limitate dimensioni (10-20% dei casi).

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